Esistono molti studi e ricerche dedicati alla IAD dai 15 ai 20 anni circa. Oggigiorno è così facile navigare in Internet che il numero di utenti è aumentato, soprattutto tra gli adolescenti (chiamati anche nativi digitali); ecco perché in questa generazione è facile pensare che il rischio di sviluppare una IAD sia più alto rispetto al passato. Un’indagine può evidenziare questo problema: un gruppo di studenti sotto i 18 anni e un gruppo di adulti hanno fatto un test (controllato dal dott. K. Young) su quanto navigano in rete per stabilire il loro rischio di IAD (che può essere classificato come basso, medio o alto profilo). I risultati mostrano che il 34,5% dei minori di 18 anni ha un profilo medio, mentre tra gli adulti la percentuale è del 4,20%. Per questo motivo sembra che gli adolescenti siano più vicini alla IAD rispetto agli adulti. Tuttavia, il rischio elevato è dell’1,10% tra i minori di 18 anni e dello 0,84% tra gli adulti, una differenza non statisticamente significativa. Possiamo quindi formulare un’altra ipotesi: alcuni adolescenti raggiungono un profilo medio ma questo non evolve in un profilo alto di IAD, come se esistessero degli “anticorpi” colturali contro il problema. Per trovare una politica contro l’IAD è molto importante scegliere se credere alla prima o alla seconda ipotesi: in effetti, hanno modi diversi di agire. Credendo alla prima, dovremmo dedicare ricerche per la prevenzione selettiva e mirata. Credendo alla seconda, è meglio concentrarsi su informazioni, pubblicità su tablet e smartphone e consigli per un uso corretto. Si consiglia di effettuare altre ricerche per trovare ulteriori dimostrazioni a queste teorie.
Pubblica su Mission PERIODICO TRIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI OPERATORI DEI DIPARTIMENTI E DEI SERVIZI DELLE DIPENDENZE
marzo 2016


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